Archivio per agosto 2011

Se io fossi presidente

L’ELETTORATO SBATTUTO SUL WEB: ECCO “LA COSA 2”

Se io fossi presidente è una saga in 48 puntate di pepepuntoeacapo girata in occasione delle elezioni nella provincia di Foggia nel 2008. Un’opera dichiaratamente di propaganda, a sostegno del candidato di Centrodestra, in cui si susseguono volti e nomi di alcuni elettori del Gargano. Agli elettori viene chiesto di esprimere una o più priorità per migliorare il territorio e di consegnare delle richieste alla (possibile) nuova giunta provinciale di Centrodestra. Un’antologia di volti e di opinioni, separati fra loro, non comunicanti, racchiusi in una specie di sgangherata assemblea telematica che ricorda i casting del Grande Fratello. Ecco, la nuova Cosa. Nel 1990, Moretti, gira “La Cosa”, un documentario sul confronto in seno ai circoli del P.C.I., dopola Svolta della Bolognina: l’annuncio di Occhetto di dare nuova forma al partito. Rossana Rossanda ne parla così:

“Questo frammento di “base” pensante è stato consegnato alla documentazione solo da Nanni Moretti, con tocco sobrio e leggero, e ne va ringraziato.”

Se io fossi presidente sono le cronache dalla base sempre più impalpabile e sempre meno pensante dei partiti italiani della Seconda Repubblica. Che hanno sostituito i militanti con i supporter. Dove non c’è più l’impegno ma il disimpegno, dove è scomparso il lottare per ottenere ma è arrivato il chiedere per sperare di avere. Un elettorato confuso e disorientato: a volte rintanato in un angolo a parlare con voce fievole come di chi non dovrebbe, altre volte smaliziato, furbo e rapido come la coda di uno squalo o i denti di un piranha. Ma sempre suddito e quasi sempre infelice. Nel 1990, quando uscì La Cosa di Moretti, Beniamino Placido la recensì così:

“Tutti impegnati comunque a difendere quella tal cosa che è parte integrante della nostra dignità: la memoria. La memoria delle emozioni vissute, delle battaglie sostenute. Anche di quelle sbagliate (spesso erano sbagliate). Perché non sia inghiottita questa memoria, personale e politica, nella nuova “Cosa” che verrà (se verrà, quando verrà).” (Zeno&Battaglia)

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SE IO FOSSI PRESIDENTE – De Padova Matteo

di pepepuntoeacapo. Durata 1’29’, Italia, 31 Marzo 2008, sonoro

Voto **e mezzo

Uno degli episodi di maggior successo di Se io fossi presidente. Temeraria filastrocca monarchica ad opera di Matteo De Padova, settantacinquenne di Manfredonia. Con una voce piena di ruggini e di ricordi il pensionato compie un viaggio fra antichi affetti e inossidabili conoscenze. Lampante, scoraggiante celebrazione dello spirito familistico e sabaudo che ancora furoreggia nel Belpaese.

“Io sento battere più forte il cuore di un’Italia sola, che oggi più serenamente si specchia in tutta la sua storia.”, ha cantato Emanuele Filiberto a Sanremo.

“Sapendo che viene da quel padre e dalla mamma sua, che l’ha partorito, non posso far altro che augurarle veramente tanto bene e che non soffra lei per le manchevolezze altrui.”, augura Matteo de Padova all’onorevole Antonio Pepe, annoso amico di famiglia. Pessimo l’audio, inquinato dai clangori della folla. (ZenoBattaglia)

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SE IO FOSSI PRESIDENTE – la Dott.sa Barra

di pepepuntoeacapo. Durata 1’19”, Italia, 9 Aprile 2008,  sonoro.

Voto * e mezzo

Una giovane trentenne laureata in Scienza ambientali e forestali, la dottoressa Filomena Barra, si augura che la nuova giunta provinciale realizzi le sue aspettative. All’inizio dell’episodio la dottoressa Filomena Barra ripete per due volte consecutive la propria presentazione. “Sono la dottoressa Filomena Barra…”. L’errore iniziale non solo dimostra il visibile imbarazzo della protagonista, ma crea un’aspettativa nei confronti di uno sviluppo che tarda e tarda ad arrivare e finisce per non avvenire mai. Ed è questa la cifra fondamentale e, alla lunga, sfiancante dell’episodio di F.B.: il tentativo disperato di esprimersi  che termina in un silenzioso fallimento; o, se si vuole, il tentativo estremo di spiccare il volo che si conclude in un tonfo sordo.

Rimane una scia farraginosa e ansimante di pensieri e di speranze. Il peggior Verga e il peggior Moravia non sarebbero riusciti a far di peggio. (Zeno&Battaglia)

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gayness

di bluecheckard. Durata 0’15”, USA, 4 Luglio 2007, sonoro.

Voto °

Quindici secondi di puro divertimento per ragazzi scemi. O, perlomeno, poco pretenziosi. Un traballante piano sequenza riprende tre ragazzi in una tavola calda. In sottofondo la voce della terza ragazza ripete “Ciao, ciao, ciao”, trafiggendo con arroganza le orecchie dello spettatore.

C’è chi ha visto in Gayness un impietoso affresco dell’America contemporanea. C’è chi ha visto Gayness quindici volte di fila e gli è preso un attacco epilettico. Il motivo del titolo (omosessualità? gioia?) rimane, a tutt’oggi, incomprensibile. (Zeno&Battaglia)

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il salto

Di fedecasab. Durata 0’32”, Italia, 31 Marzo 2007, sonoro.

Voto ***

In aperta campagna due ragazzi sfrecciano sui motorini, saltando su poggi e dossi. Il rumore del vento e il fischio delle marmitte fanno da sfondo, mentre i giovani giocano e balzano sui crinali. Ma il giocattolo diventa una lama tagliente, conducendoci all’improvviso e violento finale: uno dei due motorini si ribalta, scaraventando il conducente nel vuoto. Il film si interrompe proprio qui: nel momento in cui il ragazzo spicca il volo. In un’ideale fermo immagine (tecnicamente: un fermo immagine in movimento) che non concede niente al voyeurismo splatter degli ultimi decenni.

Fedecasab non asseconda e non conclude la “parabola di sangue”: le lussazioni, le fratture, gli infortuni. Mostra tutt’altro: il tempo che può essere bloccato solo per finta in una dilatazione temporale enorme che sembra replicare il volo all’infinito, oltre la forza di gravità. Che qua, in ultima istanza, a ben guardare non esiste. Ma solo per finta.  (Zeno&Battaglia)

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Motoraduno lago Di Suviana 2007

di easyrider70. Durata 0’24”, Italia, 15 Luglio 2007, sonoro.

Voto ***

Un semplice avvenimento: sette amici su un mezzo a tre ruote fanno un’impennata.

La scarsa risoluzione, la sgranatura dell’immagine, spezzetta la realtà, ne annulla i contorni, trasformando un motoraduno sulle rive del lago di Suviana in un evento della percezione visiva. La bella stagione getta raggi di luce cocente e proietta salubri ombre dove le persone trovano riparo, e tutto sembra traslucido e essenziale. Come una pittata impressionista dove non appaiono figure e colori ma figure di colori. Non ci sono i soggetti umani propri di un Degas, ma le situazioni mondane sembrano quelle di Monet: l’aria aperta, la natura verde, l’ombrello che ripara dal sole, il bar, il godimento dell’ozio, i crocchi gioviali… E così ci pare di assistere, più che all’impennata di un’apecross, al passaggio di una barca blu: placida, dondolante sulle acque della Senna.

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