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David After Dentist

di booba1234, 30 gennaio 2009, Durata 1′ 59”, U.S.A, Sonoro. (Per vedere la versione con sottotitoli in italiano clicca QUI.)

Voto ****

David è un bambino. E’ appena uscito dal dentista. E adesso, mentre sta tornando a casa, mostra i postumi dell’anestesia in un crescendo allucinatorio che lo porterà a dubitare dell’esistenza stessa della realtà sensibile. Un’opera tentacolare che parte dall’indagine sul mondo infantile, sconfina oltre le porte della percezione e concentra in un lampo di tempo irrisorio alcuni dei più grandi quesiti della storia del pensiero. “Is this real life?” si chiede un bambino narcotizzato. David After Dentist è racchiuso in questa frase.

Chi riduce D.A.D in un’allegoria della prima età avvicinandolo a molte opere di genere (baby ninja, neonati roditori di dita ecc.) si sbaglia di grosso. Non è l’infanzia il mondo esplorato da booba1234. Ma il mondo dell’infanzia è il veicolo ideale per dare forza alle domande che David suscita nello spettatore. Avrebbero forse la stessa eco quelle parole pronunciate da un adolescente sotto anfetamina? O da un vecchio appannato dall’abuso di alcool? E quale soluzione migliore, allora, che farle pronunciare da un bambino? Inquadrando solo lui. Senza disperdersi in un tourbillon d’allucinazioni.

Quello che osserviamo è la perigliosa (ri)nascita di una coscienza percettiva in un mondo di impulsi. David resiste alle sue turbe esistenziali affidandosi ai sensi. Esemplare la scena in cui si mette in bocca il dito per assicurarsi di esistere. E quanto spazia nei confini dell’umano l’urlo di David che si solleva dal sedile e sembra voglia liberarsi di sè, più che essere libero. A booba1234 non interessano mostri, miraggi e visioni. Non è l’esperienza allucinatoria a trasformare, deformare o grondare sull’immagine, a diventare immagine. Non siamo di fronte agli accurati bombardamenti e all’isteria lugubre e barocca di Requiem For a Dream; e non siamo di fronte alle visioni gonze e scanzonate di Terry Gillian (Paura e delirio a Las Vegas). E’ il protagonista a raccontare l’esperienza. E il dialogo col padre, seppur brevissimo, pare dilatarsi all’infinito e evocare, grazie al potere della parola, molte più immagini di un trip psichedelico. Alla fine David scrolla la testa in un niente di fatto, imprigionato dai suoi stessi nodi. Nel saggio Imposture intellettuali Sokal e Bricmont osservavano: “Come possiamo sperare di raggiungere una conoscenza oggettiva del mondo? Non abbiamo mai accesso diretto al mondo; lo abbiamo soltanto alle nostre sensazioni ” Qualcuno domanderebbe: and this will be forever?

Successo internazionale che ha generato un folle merchandising (esiste anche un sito con tanto di magliette e sticker) e numerosi sequel (nessuno all’altezza). Esiste anche una versione con sottotitoli in italiano più lunga di 23’’ e dal maccheronico titolo “Bambino in botta dopo l’anestesia”. (Zeno&Battaglia)

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